Tra itinerari turistici, aziende, natura e tradizioni, la città del Palladio si svela attraverso il suo passato. Ecco allora la storia di Vicenza (o almeno un pochino) dal punto di vista culturale
Il territorio vicentino viene definito il autentico “giardino del Veneto” per via della bellezza e della varietà del paesaggio e dalla presenza di molti elementi di grande interesse culturale e turistico, a partire dalle Ville Palladiane.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo la storia di Vicenza.
Antico insediamento paleoveneto, si sviluppò lungo la Postumia quando divenne Municipium romano nel 49 a.C..
Della Vicetia romana si possono osservare alcuni ponti, i resti del teatro Berga, l’area archeologica sotto il Duomo, il Criptoportico di una villa sul fiume, alcuni mosaici policromi conservati nel museo locale e le strutture di un acquedotto a Lobbia, a nord della città.
La grandiosa Basilica dei SS. Felice e Fortunato è invece uno dei più significativi monumenti dell’arte paleocristiana del nord Italia. Non vi sono prove che il cristianesimo si sia diffuso in Vicenza se non verso la fine del III secolo. Alla fine del IV o agli inizi del V secolo risale invece la costruzione sia di questa basilica fuori dalle mura, sia di una chiesa cittadina che divenne poi la cattedrale. Anche se all’epoca la comunità cristiana doveva essere abbastanza fiorente e organizzata per permettersi di erigere contemporaneamente due edifici di culto, non sembra che la città fosse già sede episcopale, in quanto un vescovo di Vicenza viene documentato solo alla fine del VI secolo.
Dopo la vittoria dei bizantini nella guerra greco-gotica, la città non rimase per molto nelle loro mani: nel 568 i Longobardi migrarono in Italia conquistando varie città, tra cui Vicenza, che secondo Paolo Diacono fu occupata dallo stesso Alboino e fu probabilmente eretta subito a sede ducale. Durante il periodo longobardo Vicenza rivestì un ruolo regionale di un certo rilievo e dal 589 al 591 ebbe il suo primo vescovo, Oronzio. Dopo la conquista di Carlo Magno nel 774, Vicenza fu inglobata nel regno dei Franchi e il ducato divenne un Comitato che mantenne l’importanza politica e culturale a livello regionale acquisita durante il regno longobardo, dimostrata dal fatto che la città venne menzionata più volte nei diplomi imperiali. Con un capitolare dell’825 Lotario I istituì in Vicenza una pubblica scuola, destinata ad accogliere i giovani studiosi delle zone limitrofe.
Del periodo altomedievale quasi nulla resta nell’attuale aspetto urbano della città, a parte la torre-campanile della cattedrale. È d’altronde improbabile che, durante i periodi di sovranità ostrogota, longobarda e franca, Vicenza si sia allontanata dai limiti della città romana.
Con il XII secolo cominciò a emergere in area veneta il peso politico dei gruppi sociali cittadini e furono istituiti i Comuni. Gli storici considerano come un indicatore di questa nascita la presenza dei consoli, che a Vicenza vengono ricordati per la prima volta nel 1147 – cioè una decina d’anni dopo quelli di Verona e di Padova – nel documento che ratifica la Pace di Fontaniva. Molto presto i Comuni veneti arrivarono allo scontro con Federico Barbarossa, le città della Marca a partire dal 1158 furono tutte sottoposte alla sua tutela ma, insofferenti della pressione fiscale dei funzionari imperiali e con la ferma volontà di tutelare la propria autonomia, esse misero momentaneamente da parte gli interessi particolari e i motivi di scontro e nel 1164 si allearono nella Lega Veronese, che confluì nella più vasta Lega Lombarda. Dopo la vittoria della Lega nella battaglia di Legnano, con gli accordi della pace di Costanza del 1183 alle città fu concesso di continuare a riscuotere tributi, amministrare la giustizia (ma ai funzionari imperiali competeva l’eventuale appello), eleggere i propri magistrati (anche se poi dovevano essere confermati dall’imperatore), mantenere e costruire fortificazioni. Quindi, tenuto conto dei poteri concorrenti, alla fine del XII secolo Vicenza, così come le altre città venete, era contemporaneamente una città imperiale, una città vescovile e una città comunale.
Dalla metà del XII e per tutto il XIII secolo furono le famiglie le vere protagoniste della storia di Vicenza e del territorio circostante. Di poche si conosce l’origine, si ritiene che spesso i loro capostipiti siano stati uomini d’arme discesi in Italia al seguito degli imperatori e da essi remunerati con possessi e privilegi – è il caso dei da Romano e forse dei da Trissino – oppure di famiglie che abbiano gradualmente accresciuto il loro potere a scapito di altri proprietari locali, come avvenne per i da Sossano o i da Sarego. Molte famiglie divennero feudatarie ponendosi al servizio dei vescovi dell’area – la prima investitura conosciuta in favore dei da Breganze venne dal vescovo di Padova – e ricevendo da essi poderi e ville. In tempi di razzie e di violenze, quando la prima necessità era quella della difesa, esse riuscirono ad affermarsi garantendo questo bene primario con i loro castelli, le fortificazioni e gli armati a protezione dei transiti e degli abitati. A questo scopo strutturarono il loro territorio come un piccolo regno, dotato di un’amministrazione propria e di un sistema fiscale che raggiungeva capillarmente gli abitanti e dal quale traevano le risorse per gestire ed aumentare il proprio potere. Entro i propri confini i feudatari locali, così come il conte e il vescovo, erano padroni assoluti delle persone e delle cose. Tra le famiglie, una delle più potenti fu quella dei conti Maltraversi, che detenevano nel territorio vicentino e padovano vari feudi e castelli e una quantità di beni e diritti avuti in concessione dai vescovi di cui erano vassalli, insieme con il controllo di alcune abbazie.
A differenza di Verona e di Padova, città situate al crocevia di importanti vie di traffico dove, al sorgere del Comune medievale, i mercanti e gli artigiani costituivano i gruppi sociali di maggior rilievo, Vicenza fu dominata dai signori rurali che, pur mantenendo il loro feudo, si insediarono in città per partecipare più agevolmente alle alleanze e alle lotte regionali e vi costruirono case fortificate e torri. In città le famiglie necessitavano di una maggiore disponibilità di denaro liquido. Così la classe media che si venne creando e diventò sempre più potente era costituita dagli usurai, dai giudici e dai notai.
La storia di Vicenza: il centro, le ville e gli itinerari
Racchiuso tra le sue mura medioevali e attraversato dai fiumi Bacchiglione e Retrone, il centro storico di Vicenza é dominato dall’imponente mole della Basilica Palladiana, che con altri edifìci storici caratterizza una delle più eleganti piazze artistiche d’Italia: Piazza dei Signori. E sono proprio i palazzi che si affacciano sulle piazze e lungo le vie del centro, firmati da Andrea Palladio (1508-1580), a fare di Vicenza un’affascinante “città d’autore”, testimonianza mirabile di un’epoca che ha visto le magnifiche invenzioni del più celebre fra i teatri, il Teatro Olimpico, e della “Rotonda” simbolo delle ville venete nel mondo.
Ma tutto il territorio vicentino è punteggiato da centinaia di ville che, oltre le loro cortine di pietra e ferrobattuto, rivelano nel loro splendido isolamento i parchi lussureggianti o gli ariosi giardini ornati da magnifìche statue; le armoniose facciate e le splendide pareti affrescate dai grandi maestri della pittura veneta documentano l’evoluzione del gusto e dell’arte nel corso di tre secoli di storia.
E così anche per i castelli, alcuni trasformati in prestigiose residenze come quelle di Montegalda e Thiene, altri a ricordare storie e leggende che hanno creato fantastiche tradizioni, come i castelli di Marostica, che vigilano sulla Partita a Scacchi con personaggi viventi in costume o i castelli di Giulietta e Romeo a Montecchio Maggiore, ispiratori della storia d’amore più famosa del mondo.
A spasso per la provincia di Vicenza
La provincia di Vicenza offre la possibilità di effettuare numerosi e interessanti itinerari verso le sue zone turistiche:
- i colli Berici, oasi di tranquillità e di tepore mediterraneo, con il glauco e tranquillo Lago di Fimon, richiamo inesauribile per gli studi e le ricerche dei naturalisti di ieri e di oggi;
- i “monti castellari” con i loro promontori soleggiati ed ospitali, teatro di sanguinose lotte medioevali fra i disputati castelli che sorgevano in ogni villaggio, da Montebello a Montecchio, da Arzignano a Malo;
- l’irriguo e fertile “pieditèsina” con le sue ville fra le risaie e le aperte distese prative verso il Brenta, recèssi di pace campestre degni del più classico paesaggio virgiliano;
- gli aperti Altipiani di Tonezza e di Asiago, con le loro leggiadre contrade, lietissimi di sole e di profumi alpestri ma anche misteriosi come le nordiche tradizioni che conservano tra le fitte foreste e i profondi dirupi;
- gli spettacolosi scenari delle Valli dell’Astico e del Canale del Brenta-Valsugana, con i loro ridenti fiumi, vie naturali verso la terra trentina, da Arsiero o da Bassano del Grappa.
- Il pittoresco “pedemonte” con le ville sui poggi più ameni fioriti di ciliegi e di ulivi; infine Recoaro Terme con le Piccole Dolomiti che completano questo meraviglioso paesaggio vicentino, con le loro cangianti architetture di roccia affacciantisi tra le quinte e gli sfondi di verde e d’azzurro.
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