Prodotto tipico vicentino, dal gusto inconfondibile e prezioso testimone della buona agricoltura: è il Mais Marano!
Erano circa 100 anni fa quando Antonio Fioretti, agricoltore da Marano Vicentino, procedette a selezionare un tipo di mais che si adattasse al meglio alle terre ghiaiose e asciutte del Leogra. Punto di partenza erano due varietà già acclimatate: come impollinante il Nostrano, mais precoce molto diffuso, e come portaseme, il Pignoletto d’Oro di Rettorgole di Caldogno, caratterizzato da chicchi vitrei e quasi rossi, dai quali si traeva una farina di qualità superiore.
Il prodotto dell’incrocio venne seminato l’anno dopo nel podere Fioretti e così per oltre vent’anni allo scopo di fissarne i caratteri e di accrescerne la fertilità e la produttività. La selezione veniva fatta poco prima della raccolta, in un appezzamento situato nel centro del podere, dove era minore la possibilità di impollinazioni indesiderate. Si sceglievano le piante più robuste, di altezza leggermente inferiore alla media e portanti almeno due pannocchie.
La varietà risultante, giusto compromesso tra rusticità e rendimento, come sappiamo, ebbe notevolissima fortuna in Italia e nel mondo. È il mais Marano che ancora oggi è custodito nella banca del germoplasma dell’Istituto di Genetica e Sperimentazione Agraria Strampelli di Lonigo.
La scheda tipologica descrive una pianta di taglia media, alta tra 180 e 200 cm, con stelo esile ma di notevole resistenza al vento, con nodi ravvicinati e foglie numerose. Le pannocchie sono di norma due, ma non di rado fino a cinque, protette da brattee fini e molto aderenti; hanno misure modeste, forma allungata (14-18 cm) quasi cilindrica (circonferenza alla base 11-12 cm, all’apice 7-7,5).
I chicchi sono tondeggianti e serrati, di un bel colore rosso aranciato, lucidi e a frattura vitrea. Dal punto di vista agronomico il Marano si adatta particolarmente ai terreni sciolti, ciottolosi e ghiaiosi, poco profondi. È un mais di modeste esigenze, tanto da sopportare prolungati periodi di siccità, e di notevole generosità, reggendo investimenti da 4 a 6 piante per mq a seconda del suolo. Ulteriore vantaggio è la maturazione precoce, una varietà molto apprezzabile, non tanto in quantità rispetto ai più recenti ibridi, sicuramente in qualità organolettiche, chimiche e molitorie della granella.
Storia e caratteristiche del Mais Marano
Il Consorzio di Tutela Mais Marano, istituito per sostenere la procedura per il riconoscimento comunitario dell’Indicazione Geografica Protetta (IGP) specifica i termini geografici e agronomici della coltivazione. Si parte dai comuni compresi nella zona tipica: innanzitutto Marano Vicentino e poi, da ovest a est, Schio, San Vito di Leguzzano, Malo, Torrebelvicino, Valli del Pasubio, Santorso, Piovene Rocchette, Monte di Malo, Zanè, Thiene, Zugliano, Sarcedo, Breganze, Mason, Molvena e Pianezze.
Per quanto riguarda il prodotto finale, ci sono due tipi: la farina di Mais Marano Vicentino e la farina integrale di Mais Marano Vicentino macinata a pietra; per entrambe è prevista la menzione aggiuntiva “proveniente da agricoltura biologica“, qualora certificata a norma di legge. A tutela del consumatore il disciplinare prevede anche un periodo di commercializzazione limitato tra settembre e giugno, corrispondente alla migliore conservazione della farina, nonché la numerazione delle confezioni corrispondente alle quantità di prodotto denunciate ogni anno dagli aderenti al Consorzio.
Consorzio di tutela del mais Marano: http://www.maismarano.it
Fonte: Vicenzaè
Foto: Consorzio
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