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Buone maniere: sempre, anche al lavoro

Buone maniere: sempre, anche al lavoro

Galateo ed educazione, senza esagerare: le chicche utili di Vinicio Mascarello sul tema della buone maniere sul posto di lavoro

Per chi è tornato in ufficio e per chi tornerà presto o comunque partecipa a riunioni con colleghi e referenti, le buone maniere sul posto di lavoro sono una pratica assolutamente da rispolverare.
Ne parlano e scrivono in tanti, tra riviste e volumi sul tema, dal “Dizionario contemporaneo di buone maniere” (edizioni Gribaudo) all’”Elogio della buona educazione” (Le Comete): sono le buone maniere in ufficio, regole semplici del vivere in gruppo che fanno bene alle persone e alla qualità del lavoro.

Certo è che la dimensione dell’ufficio è cambiata molto rispetto al passato, trasformandosi in un microcosmo sociale dove valgono le stesse regole di convivenza ed educazione.

QUALI BUONE MANIERE IN UFFICIO?

Per prima cosa ricordiamo che il sostantivo “collega” deriva dal latino ed è formato da con e legareMa il collega non è un fratello sulla cui spalla piangere e nemmeno un capro espiatorio su cui proiettare le proprie frustrazioni!

Ecco qualche consiglio utile in termini di buone maniere in ufficio: si parte dalla scelta del look, meglio se consono al luogo di lavoro e rispettoso di colleghi e pubblico.
Guai, poi, a chi entra nell’ufficio altrui senza bussare e a chi non mette silenzioso il proprio smartphone. Meglio comunicare dal vivo con i colleghi più vicini di scrivania, e non intervenire senza apparente motivo durante le conference call, per evitare di accavallare le voci.

QUALCHE PAROLA CHIAVE PER LE RIUNIONI:
PUNTUALITÀ, PREPARAZIONE, SINTESI, PAZIENZA E DISPONIBILITÀ

Divergenza di opinioni tra colleghi? Meglio trasformarla in un’occasione costruttiva, e affrontarla a tu per tu, mentre è bene avere una particolare sensibilità nel caso di eventi straordinari (o gravi) che possono accadere al collega: una partecipazione, un biglietto o un telegramma saranno sicuramente benaccetti.

Il badge? Non si presta né si cede, nemmeno ai superiori – salvo casi estremi, s’intende – che d’altro canto, si aspettano soluzioni e non ulteriori problemi e che devono essere gentili ma autorevoli con i dipendenti, ma anche dare il buon esempio in termini di educazione.

Gli errori altrui, nel caso dei superiori, vanno fatti notare con fermezza, ma pacatamente, senza offendere.

Ordine? Fa rima con produttività, senza dimenticare i colleghi che si occuperanno delle pulizie (magari tardi la sera o prestissimo alla mattina): quello che non serve, meglio buttarlo già, facilitando l’altrui lavoro.
Infinese capita di dover fare delle presentazioni, è bene rivolgersi alla persona gerarchicamente superiore per presentarle l’altra.


Per maggiori info: Vi. il blog di Vinicio Mascarello

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