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Al Comunale la storia di Rosalind Franklin, scopritrice della struttura del DNA

Al Comunale la storia di Rosalind Franklin, scopritrice della struttura del DNA

Lucia Mascino e Filippo Dini in “Rosalind Franklin. Il Segreto della Vita” – prima regionale al Teatro Comunale di Vicenza il 24 e 25 marzo

Una grande donna, una scienziata alla quale dobbiamo gran parte della medicina contemporanea, Rosalind Franklin. Le sue fotografie ai raggi X del DNA sono state descritte come “le più belle fotografie ai raggi X di qualsiasi sostanza che siano mai state fatte” e hanno fornito la prova chiave per il modello della doppia elica di Watson e Crick».
Nella corsa alla scoperta del segreto della vita, che ha coinvolto grandi istituzioni inglesi e americane e ha visto la partecipazione indiretta di molti altri personaggi di spicco, Rosalind Franklin ha giocato un ruolo determinante senza che le sia stato direttamente riconosciuto in vita.

Al Teatro Comunale di Vicenza, il 24 e 25 marzo, è in programma uno spettacolo che racconta la sua grande scoperta scientifica, quella negli anni ’50 della struttura elicoidale del DNA.
Lucia Mascinoattrice teatrale protagonista anche al cinema e in televisione (Delitti del BarLume, Braccialetti rossi, Suburra) e recentemente acclamata per la sua intensa interpretazione in Amori che non sanno stare al mondol’ultimo film di Francesca Comencini, dà corpo a questa figura femminile meravigliosa e detestabiledifficile e caparbia.
Ambientata tra il ‘51 e il ‘53, la pièce racconta gli anni cruciali della vita di Rosalind Franklin, quando, studiando le molecole del Dna, per prima riuscì a scattarne un’immagine, la celebre Fotografia 51, rivelando al mondo l’esistenza della doppia elicaUn’intuizione che avrebbe fatto passare la Franklin alla storia e che invece le fu rubata dall’ambizioso collega di Cambridge, James Watson, insieme a Francis Crick, premiato con il Nobel nove anni più tardi, quando ormai Rosalind era prematuramente scomparsa.

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Chi era Rosalind Franklin?

Rosalind Franklin nasce in Inghilterra il 25 luglio del 1920 da una famiglia ebrea benestante. Fin dai dodici anni, come indicano i suoi scritti, il suo desiderio è quello di “fare scienza” e la famiglia, pur non condividendo del tutto quella che viene vista come un’eccessiva emancipazione femminile, la iscrive a una scuola superiore che le permette di proseguire gli studi al Newnham College di Cambridge, uno dei pochi femminili dell’epoca. Se è vero che l’università inglese è particolarmente conservatrice, è anche vero che prima della Seconda guerra mondiale, nemmeno all’interno della comunità scientifica, le donne venivano considerate pari agli uomini. Per esempio, solo nel 1945 la Royal Society, una delle più prestigiose società scientifiche del mondo, ha ammesso due donne: Kathleen Lonsdale, un’esperta cristallografa, e Marjoire Stephenson, pioniera della microbiologia chimica.

Fin da giovane interessata alla politica, durante la guerra Rosalind mette le proprie competenze di chimica al servizio del Regno Unito, prestando servizio alla British Coal Utilisation Research Association (BCURA). Qui si costruisce il primo pezzo di reputazione scientifica, studiando la microstruttura di diversi tipi di carbone e il modo in cui questa determina proprietà come la permeabilità ai gas e ai liquidi a diverse temperature. Questi anni di studio si traducono in un dottorato, conseguito proprio nel 1945 presso l’università di Cambridge. Due anni più tardi si sposta a Parigi, al Laboratoire Central des Services Chimique de L’Etat. In Francia, l’ambiente è più aperto nei confronti delle donne professioniste e, oltre a guadagnare fiducia in sé, si trova per la prima volta in contatto con le tecniche di cristallografia a raggi X: le vuole applicare allo studio del carbone.

Nel 1951, Rosalind Franklin ha già prodotto ricerca di alto livello internazionale nel settore dello studio del carbone, ma anche nel campo della cristallografia. La sua formazione e le sue competenze le aprono così le porte del King’s College di Londra. Le sue conoscenze sembrano al direttore delle ricerche in fisica, John T. Randall, un piccolo patrimonio da mettere al servizio di uno dei settori più effervescenti di quel periodo: lo studio della struttura del DNA.
Nel 1943, grazie all’esperimento che ha poi preso il suo nome, Oswald Avery insieme ai suoi colleghi Colin MacLeod e Maclyn McCarty aveva dimostrato che il principio trasformante, ovvero quella “cosa” che permette il passaggio dell’informazione genetica da un cellula a un’altra, era il DNA. Ma nessuno aveva idea di che struttura avesse. Non solo, comprenderne la struttura molecolare significava anche capire il segreto che permetteva il trasporto dell’informazione (quello che oggi chiamiamo replicazione).
Maurice Wilkins, che già lavorava al King’s College, aveva iniziato a impiegare la diffrazione dei raggi X per studiare la struttura del DNA e Randall sperava che l’esperienza della Franklin potesse essere un buon completamento del progetto di ricerca. Le cose non sono andate così, anche perché sul piano caratteriale e personale i due non sono mai andati d’accordo. Secondo alcune testimonianze di colleghi, Rosalind Franklin era piuttosto brusca nei modi e intransigente sul lavoro, ma questo può essere almeno in parte spiegato con il fatto che era una donna in un ambiente maschile estremamente competitivo. Lei e Wilkins si ritrovano, quindi, a lavorare praticamente ignorandosi.

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La scoperta

Mentre Rosalind Franklin mette a punto la strumentazione e la tecnica per riuscire a ottenere immagini sempre più nitide del DNA, a Cambridge Francis Crick e James Watson cominciano a elaborare ipotesi sulla struttura del DNA in base ai dati a disposizione a quei tempi. Lo fanno costruendo veri e propri modelli tridimensionali in scala, come se stessero giocando a un enorme meccano della biologia.
Alcune caratteristiche della molecola, comunque fosse organizzata nello spazio tridimensionale, erano note. Dal 1950, grazie soprattutto al lavoro di Erwin Chargaff, si sapeva che il numero di guanine è sempre uguale al numero di citosine, e che quello delle adenine è sempre pari a quello delle timine. E si sapeva anche che il DNA presenta sempre un qualche tipo di struttura circondata da gruppi fosfato. Era una specie di puzzle, in cui tutti questi elementi dovevano essere legati tra di loro (senza ovviamente violare alcuna delle leggi della chimica), ma bisognava riuscire a “immaginare” quale potesse essere la soluzione. Oppure, bisognava trovare il modo, come tentavano di fare Wilkins e la Franklin, di “fotografare” questa struttura.
Tra la fine del 1951 e l’inizio del 1952, Rosalind Franklin ottiene una serie di foto straordinariamente nitide del DNA, tra cui la famosa Photograph 51, quella diventata vera e propria icona della caccia alla struttura del DNA. La foto è ottenuta con un’esposizione lunghissima (circa 100 ore) di una singola fibra di DNA posta a una distanza di 15 millimetri dalla fonte di raggi X in una piccola camera a umidità controllata. Quelle che vediamo sulla lastra fotografica sono macchie scure determinate dalla massa degli atomi che compongono la molecola di DNA: la foto 51 mostra una caratteristica distribuzione spaziale che è compatibile solamente con una struttura a doppia elica.
Rosalind Franklin è convinta che questa sia la struttura del DNA: tutto torna con quello che sa della sua composizione chimica. Tuttavia, lontana dalla “gara” che si sta svolgendo tra Watson e Crick a Cambridge e Linus Pauling in California, ritiene che sia necessario realizzare nuove immagini, raccogliendo così dati sufficienti a trarre delle conclusioni sensate. È un approccio induttivo, che permette di andare dall’osservazione alla regola generale.

Maurice Wilkins è al corrente di quello che Franklin sta facendo nel suo laboratorio e lo racconta, in modo un po’ eterodosso, a Crick e Watson. Loro sono preoccupati, perché Linus Pauling ha mandato ai Proceeding of the National Academy of Sciences (PNAS) un articolo in cui ipotizza che il DNA abbia una forma a elica composta da tre filamenti. Watson sa che è un modello ragionevole, ma che non può stare in piedi. Però capisce anche che se loro due non trovano una soluzione rapidamente, qualcun altro lo farà e addio sogni di gloria. Sulla scorta di quello che ha capito dalle parole di Wilkins, decide di andare a Londra di persona. Si reca direttamente al King’s College, nella stanza della Franklin, che non ha intenzione di mostrargli le fotografie. Lui, come racconta nella sua autobiografia (La doppia elica, pubblicato nel 1968), praticamente gliele toglie di mano: «Nell’esatto momento in cui ho visto la foto la bocca mi si spalancò e il polso cominciò ad accelerare». Aveva capito: la foto 51 era la prova mancante che il modello costruito da lui e Crick a Cambridge era corretto.
Qui la storia accelera come in un thriller mozzafiato; Watson e Crick sanno di dover pubblicare velocemente. D’altronde, hanno il modello e, con la foto 51, la conferma di quello che hanno dedotto lavorando su un piano quasi astratto. Nel numero di Nature pubblicato il 25 aprile del 1953, la letter di Watson e Crick svela la struttura del DNA per la prima volta. L’articolo che segue porta la firma principale di Maurice Wilkins, ed è uno studio sulla diffrazione a raggi X di un acido nucleico, con una fotografia simile a quelle della Franklin, ma non così nitida. Ironia, l’articolo ancora successivo è firmato proprio da Franklin e dal suo collega Gosling, che mostrano i risultati ottenuti sempre grazie alla diffrazione a raggi X con una fibra di DNA.

 

ROSALIND FRANKLIN. IL SEGRETO DELLA VITA

di Anna Ziegler
Teatro Comunale di Vicenza, 24 e 25 marzo – ore 20.45

con
Lucia Mascino
Filippo Dini 

e con
Giulio Della Monica
Dario Iubatti
Alessandro Tedeschi
Paolo Zuccari 

scene Laura Benzi 
costumi Andrea Viotti 
luci Pasquale Mari 
musica Arturo Annecchino 
ideazione e realizzazione video Claudio Cianfoni 
dramaturg Nicoletta Robello Bracciforti

Interpreti e personaggi 
Rosalind FranklinLucia Mascino
Maurice WilkinsFilippo Dini
Ray GoslingGiulio Della Monica
James WatsonDario Iubatti
Don Caspar Alessandro Tedeschi
Francis Crick Paolo Zuccari

durata 2 ore e 15 minuti compreso un intervallo


INCONTRO A TEATRO

sabato 24 e domenica 25 marzo 2018 ore 19.30
condotto da CRISTIANO SEGANFREDDO innovatore e imprenditore creativo.

 

Fonte: qui 

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