Antonia Trevisan è un’artista vicentina che vive e lavora fra Vicenza e Venezia, fra i Colli Berici e la Laguna. La mostra a L’Idea di Amatori, fino al 13 ottobre
La mostra
Venerdì 14 settembre 2018 alle ore 18,30, presso “L’Idea di Amatori ” in Piazza dei Signori 56 si inaugura la personale “IN VIAGGIO” dell’artista Antonia Trevisan.
Nella mostra saranno presentate alcune tra le opere più significative di questi ultimi 10 anni di lavoro assieme a degli inediti, in parte dedicati al vetro, materiale a cui l’artista si è riavvicinata in occasione di una sua esposizione al Museo del Vetro di Murano del maggio di quest’anno.
“In viaggio” marca il percorso compiuto attraverso la produzione di quest’ultimo decennio, ed è la rappresentazione delle esperienze maturate nell’uso di materiali diversi, talvolta inusuali. Una continua ricerca del rapporto fra” forma espressiva”, di cui la materia è parte essenziale e “contenuto”, hanno portato l’Artista a utilizzare oltre alle tradizionali tela e carta, anche legni, alluminio, forex, acciaio corten, pvc, piombo, rame, vetro…
Talvolta queste opere polimateriche hanno assunto la consistenza di vere e proprie installazioni site specific, come quella esposta nel 2016 alla 1ª Biennale delle Dolomiti di Cibiana di Cadore (BL), quella a Ca’Zenobio, Padiglione Armenia nel 2017 in occasione della 57ª Biennale di Venezia ed una, ancora inedita, che sarà possibile visionare in questo nuovo viaggio nella città natale, Vicenza.
Quest’ultimo lavoro è rivolto ai giovani, ai quali è obbligo creare un terreno fertile alla loro crescita.
“In viaggio” è anche un tributo ai rapporti dell’Artista con i Critici d’Arte che l’hanno seguita cui Antonia Trevisan vuole dedicare un omaggio, non privo di commozione, in questa esposizione che rimarrà aperta dal 14 settembre al 13 ottobre con orario 9,30-12,30 / 15,30-19,30.
Il bisogno di dire quello che sento attraverso il “fare”.
La necessità di tirar fuori dal mio essere qualcosa che rappresenti non tanto te ma i tuoi sentimenti.
Creare è per me una necessità vitale, un complesso insieme di cose che mi fa vivere, una smania inestinguibile.
Il bisogno di comunicare, di interpretare è molto personale.
E’ una necessità.
E’ una comunicazione con la vita, un impulso non addomesticabile.
Quando l’opera è finita mi quieto .
Solo allora, ma per poco …
L’opera esce da me e diventa di tutti.
Sono molto legata alle mie opere e mi è difficile lasciarle andare perché al loro interno rivivono particelle della mia esistenza, frammenti della mia vita.
E per farle “partire” devo avere il tempo di maturare il distacco.
Le mie opere sono la connessione fra i miei sentimenti e gli altri.
Sono piene d’amore per le persone, per i luoghi che mi appartengono.
Interpretano quello che vivo.
Vorrei che le mie opere potessero appartenere a tutti quelli che in esse riconoscono le proprie emozioni.
L’opera è uno specchio attraverso cui ci si riconosce.
Tutto il resto è decorazione.
In questa esposizione non si segue un filo logico.
Non c’è un ordine.
L’esposizione è un viaggio all’interno dei significati, della vita e dei momenti in cui l’opera ha preso luce.
I materiali utilizzati sono molto diversi tra loro (vetro, acciaio, carta, tela, plexiglas, policarbonato, alluminio etc.).
Sono stati scelti perché hanno corrispondenza con ciò che ho sentito, che ho voluto dire, che ho toccato, che mi ha stimolato.
I temi di cui mi occupo seguono i miei interessi e talvolta affiorano da una proposta, talaltra sono suggeriti da uno scritto, una poesia, un sorriso, una rivolta.
Tutto questo mi fa muovere… e commuovere.
Mi fa vivere una perenne febbre esistenziale.
L’essere per il fare, come espressione per l’essere.
Il percorso dell’artista
Dopo gli studi, prima al Liceo Scientifico e poi all’Istituto Tecnico Sperimentale nel quale segue i laboratori di pittura, design per l’arredamento, progettazione e disegno tecnico, Antonia Trevisan si iscrive alla Facoltà di Sociologia di Trento per poi intraprendere la carriera di insegnante nella Scuola Media, dedicandosi soprattutto alla composizione grafica e alla fotografia.
A partire dal 1970 frequenta, presso la bottega di arredamento di Gigi Lanaro a Vicenza, gli appuntamenti serali con architetti come Carlo Scarpa, Arrigo Rudi, Giorgio Bellavitis, Federico Motterle, Umberto Tubini e Domenico Sandri, con il ceramista Pompeo Pianezzola, con lo scultore del vetro Luciano Vistosi e con la tessitrice e designer Renata Bonfanti, che, rifacendosi ai principi teorici di Gropius e del Bauhaus, riconosce valore autonomo all’arte applicata, convinta della necessità di fornire alla società nuovi modelli oggettuali ispirati al massimo della semplicità e funzionalità.
L’arte di Antonia Trevisan
In quegli anni comincia a progettare e a mettere in opera le sue prime vetrate impiegando lastre di vetro soffiato colorato, assemblate con collante trasparente e inserite fra pannelli di vetro antisfondamento. L’artista, a seguito di un tirocinio di circa un anno nella bottega di un vecchio artigiano di Romano D’Ezzelino, Gino Frigo, impara a tagliare autonomamente le lastre e perfeziona la tecnica della sovrapposizione e del fissaggio con collante, alternativa e innovatrice rispetto a quella tradizionale che accostava i vetri tramite commettiture di piombo.
Il maestro, che le ha svelato i segreti dell’arte vetraria, stanco e malato, le dona il suo tagliavetro, in segno di stima e di simbolico “passaggio di testimone” all’allieva.
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